Cosa è e come funziona la Firma Grafometrica

Con il termine "firma grafometrica" si intende generalmente quel particolare tipo di firma elettronica che viene apposta in modo molto simile alla tradizionale firma cartacea, vale a dire semplicemente vergando il proprio nome e cognome non su carta, ma su una apposita tavoletta elettronica a mezzo di una particolare penna anch'essa elettronica. 

Tale firma, qualora venga “connessa” ai dati oggetto di sottoscrizione e qualora rispetti tutti i requisiti di processo di cui al Dpcm 22 febbraio 2013, recante "Regole tecniche in materia di generazione, apposizione e verifica delle firme elettroniche avanzate, qualificate e digitali" può assumere la valenza di “firma elettronica avanzata” in acronimo F.E.A. ai sensi del vigente Codice dell’Amministrazione Digitale e pertanto essere idonea alla sottoscrizione di tutti i tipi di documenti che ad oggi è possibile sottoscrivere con la semplice firma olografa cartacea tradizionale esclusi solo gli atti costitutivi o modificativi di diritti reali immobiliari. 

Tale modalità di firma elettronica ha sicuramente il vantaggio di essere immediatamente comprensibile da chiunque: essa infatti ricalca in tutto e per tutto l'abituale gesto pluri millenario della firma, e può essere usato da qualsiasi persona senza particolari difficoltà. 

Tale semplicità tuttavia è solo superficiale, in quanto numerosi sono i fattori da tenere in considerazione per il suo valido utilizzo negli abituali processi documentali. 

Attraverso tale specifico hardware infatti vengono acquisiti oltre al parametro più evidente e trasparente che è il tratto grafico dell'utente, anche tutta una serie di parametri aggiuntivi quali pressione, posizione, velocità, ritmo, ed accelerazione della sottoscrizione, i quali sono strettamente ed intimamente legati alla biometria individuale del sottoscrittore, tanto che sarebbe assai più corretto chiamare detta firma come "biometrica", termine che però forse per una sorta di mal inteso "pudore" viene quasi sempre omesso. 

Secondo quanto sopra accennato emerge subito l’estrema delicatezza di tale tipo di firma, che presenta una duplice criticità: 

• -  in primo luogo, come detto i dati che vengono acquisiti sono a tutti gli effetti di legge dati “biometrici” i quali vanno gestiti con tutte le cautele ed in stretta conformità a quanto disposto dalla normativa sulla c.d. “privacy” dlgs.196/2003 nonché con i recenti Linee Guida e Provvediment Generale Prescrittivo emanati dal Garante Privacy
• -  in secondo luogo, tali dati, in quanto digitalizzati, sono esposti al rischio di duplicazioni non autorizzate, le quali sarebbero sostanzialmente impossibili da distinguere dall’originale. Se infatti chi in passato ci rubava un foglio sottoscritto in bianco poteva al massimo riempirlo fraudolentemente una volta sola, ora chi ci rubasse tale dati è come se si impadronisse della nostra mano, potendo replicare tali dati virtualmente all'infinito, eventualmente variandoli leggermente con un semplice “rumore” digitale, senza praticamente possibilità di distinguere tra sottoscrizioni vere e “finte”.
  Da qui emerge la necessità che tali dati siano gestiti nei processi documentali con tutte le massime cautele, e segnatamente: 
  • 1)  adeguatamente criptati all’origine, con chiavi di cifratura a standard industriale;
  • 2)  che le chiavi di cifratura degli stessi non siano in possesso di alcuna delle parti, ma di
    un terzo fidato, dotato di specifiche competenze sia tecniche che giuridiche;
  • 3)  che l’intero processo di generazione, utilizzo, custodia ed eventuale decrittazione del dato biometrico in casi di contenzioso avvengano in condizioni di massima sicurezza,
    mantenendo riservate le chiavi private e tutelando il dato biometrico;
  • 4)  che di tale sicurezza e di tutto l’intero processo, sia data certificazione e veste
    giuridica incontestabile.
• Tutti tali punti sono strettamente connessi.